Il giuramento dei notai e il Prologo del Vangelo di Giovanni
Al lettore
Quando iniziai la mia professione, il 9 dicembre 1981, prestai un giuramento, quale pubblico ufficiale della Repubblica Italiana, in seduta collegiale del Tribunale di Parma, impegnandomi a rispettare la Costituzione e le leggi dello Stato. Di quel momento ho il ricordo di un’atmosfera solenne ma, tutto sommato, di routine, senza troppe emozioni.
Ma da allora in poi Parma mi adottò, grazie anche all’accoglienza e all’amicizia di Michele, che aveva iniziato la professione alcuni mesi prima di me.
Lui erede di una tradizione notarile parmense, quella dei Micheli, che vanta nomi illustri per il notariato, ma non solo, visto il loro impegno nella società civile con importanti ruoli politici a livello nazionale e incarichi di notariato internazionale.
Fu dall’inizio della mia professione che mi confrontai con quel tema oggi al centro di questa ricerca: i miei predecessori, almeno fin dal 1400 - questa l’epoca di inizio del prezioso libro matricola conservato nell’archivio del Collegio di Parma - prima di assumere “servizio” prestavano giuramento sul Prologo del Vangelo di Giovanni.
Mi trovai così di fronte a una vicenda che oltre a incuriosirmi, prima mi attrasse e poi, sull’onda dello stupore, ha continuato a pormi interrogativi fin ad ora irrisolti.
Ho spesso pensato e ripensato chiedendomi il perché di una tale formula e le motivazioni di un giuramento non laico, visto che tra le condizioni per diventare notaio occorreva non essere chierico né avere tonsura o incarichi ecclesiali.
Costantemente ho acquisito informazioni, letto documenti, ascoltato con attenzione omelie e commenti al Prologo, ma non sono stato appagato dalla “vena” squisitamente teologica perché distante, almeno in apparenza, dalle funzioni di un notaio.
Di tale turbamento riferivo nella prefazione al libro Parma - La Cattedrale - cuore antico della città, edito nel 2007 in occasione della benedizione dei nuovi locali del mio studio di Parma, nelle adiacenze della Cattedrale stessa. Riflessione che già l’anno prima, aveva animato il mio intervento al Convegno di studi storico-giuridici e mostra sul notariato in Parma, che prendeva le mosse dal diploma di Ottone I imperatore che nel 962 conferiva al Vescovo di Parma la facoltà di “eligere” i notai, per arrivare fino ai giorni nostri. Di quell’evento oggi rimane il bel volume Notai a Parma X-XX secolo (Skira, 2006).
In tale prefazione concludevo:
“È il banco di prova finale per un’altra idea che da tempo mi perseguita: nel solco, tutto da scoprire, delle radici cristiane della professione/ministero notarile, un dato è certo e la tradizione parmense lo rinnova ogni anno nell’occasione del festeggiamento del suo Santo Patrono, San Luca evangelista. Quel giuramento che mi tormenta e mi ispira ogni dì in ogni dove e per ogni uomo che incontro, senza distinzione. È lì che risiede la mia forza, il mio augurio, la mia Speranza.”
Da quando, oltre trent’anni, abbiamo ripristinato la festa di San Luca, patrono dei Notai, il “vecchio” giuramento viene ripetuto, insieme alle “preci” prima dell’inizio e alla fine del Collegio, idealmente proclamato dal Presidente a nome di tutti i componenti il Collegio stesso. Quindi tale giuramento è divenuto attuale, forse, senza una consapevolezza individuale.
La questione però si sviluppa in un terreno nel quale le mie competenze e capacità sono limitate ed ho sempre desistito dal cimentarmi in una interpretazione pubblica, tuttavia il tormento rimaneva e con esso il desiderio di saperne di più e di poter dare una spiegazione attendibile sul “vecchio” giuramento fatto nostro nell’epoca corrente.
Mi sono fatto coraggio ed ho chiesto aiuto a persone competenti che con grande disponibilità e interesse culturale mi hanno aiutato.
In primis l’amico Cardinale e grande teologo, biblista e insigne maestro della materia, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, che mi onora dell’amicizia e considerazione al punto di donare la Prefazione a questo libro.
In effetti è stato il punto di partenza, la guida, il solco entro il quale mi cimento nelle mie riflessioni e convinzioni acquisite, grazie anche ad una “uscita” spontanea, ma
significativa del Santo Padre Papa Francesco, che in un discorso pubblico ha affermato: “Non siamo Notai della Fede”.
Quest’espressione, che apparentemente potrebbe avere un significato negativo, è stata, invece, la scintilla che ha “acceso” una comprensione più profonda dell’antico giuramento sul Prologo. In un certo senso proprio quell’espressione mi ha stimolato ad andare più a fondo e a prendere le “difese” dei Notai, nella prospettiva di una più ampia comprensione di ciò che dev’essere o dovrebbe essere l’impegno notarile.
Il libro è redatto da altri due studiosi ed amici, esperti nello scrivere: una parte è opera del giornalista e scrittore Angelo Scelzo. La parte comparatistica, nel tempo e tra le professioni giuridiche, è opera di Antonio Aliani, ricercatore e storico del notariato.
Ad essi, oltre che al Cardinale Ravasi, va il mio vivo ringraziamento per avere donato la loro esperienza, il loro impegno, la loro solidarietà al compimento di questa ricerca.
Auguro al lettore spunti di riflessione per meglio comprendere, discernere e valorizzare la funzione del notaio.
Al collega notaio, inoltre, auguro di compiere convintamente la sua “missione”.
Link per il download: IL GIURAMENTO DEI NOTAI e il Prologo del Vangelo di Giovanni
ERRATA CORRIGE
Pag. ERRATA CORRIGE
8, riga 5 aninato animato
28, riga 32 Antoine Giradou Antoine Girardon
28, riga 32 insurrezione del Risorgimento italiano insorgenze antinapoleoniche in Italia
45, riga 14 s. numerosi documenti custoditi numerosi documenti tra cui
nell’Archivio Vescovile di Parma.
L’istituzione culturale conserva tra gli altri
57, riga 20 Giovanni Battista Giovanni Evangelista
88, riga 12 Giovanni Battista Giovanni Evangelista
103, riga 22 sanctiossimum sanctissimum
159, riga 10 Guglielmo Francesco III
Antonio Caputo, Angelo Scelzo, Antonio Aliani
Il giuramento dei notai e il Prologo del Vangelo di Giovanni